di Raffaele Rinaldi

1,2,3…fai passare prima la signora….8, 9 e 10. Stooop! Don Domenico fa il vigile davanti il cancello. Il primo gruppo entra in mensa in fila indiana a un paio di metri di distanza l’uno dall’altro, ognuno in attesa del proprio vassoio. Romolo il cuoco, dall’altra parte profumata e calda della barricata, pugni ai fianchi e parannanza variopinta dice: “Tu alla pasta asciutta!”. E a me: “Tu ai secondi!; un coppino di patate, poi un quarto di pollo. Oppure il coppino di patate e i pesciolini fritti”. E io: “Vabbuò”. “Francy, tu, tu e tu date i vassoi pieni”.

Si comincia… Pasta asciutta, splaf splaaff, pronto anche il secondo e via così i primi dieci, e poi arrivano i secondi dieci e avanti così per altre due volte. Totale 40 persone, più qualche bis e piatto da asporto. Tra un secondo e l’altro, quando ornai ho preso la mano e smesso di contare, dico: “Romolo sei proprio bravo, il pollo ha tutta la pelle dorata e croccante. A casa le mie figlie litigano a chi si deve mangiare la pelle e a me, alla fine della guerra, tocca il petto tutto asciutto e stopposo, tant’è che ci aggiungo la mayo sennò non scende. Proprio l’altra sera ho chiesto a mia figlia: che parte del pollo vuoi? E lei: Quella con il manico!

Il piccolo esercitino di volontari intorno scoppia a ridere: ah ah ah ahhhh! La risata collettiva rimbomba amplificata in tutta la sala che, proprio in quel momento, mi accorgo muta e mesta come il refettorio del convento delle carmelitane scalze. E scalzo e muto mi son fatto anch’io. Non conto più le portate, guardo i volti di quelle persone dall’altra parte della sala, uomini e donne, adulti e anziani, italiane e immigrate, sedute ai tavoli e mi chiedo dove saranno mai le loro famiglie, se anche lì si litigava per la pelle di pollo.

Uè Rafè svegliaaa! A quello dagli i pesciolini fritti e prepara altri due piatti così.

Finito il servizio vado fuori in fretta, che son tre ore che non fumo. Scelgo un angolino isolato e mi siedo sul cordolo del marciapiede solo soletto. Apro il pacchetto. Cavolo, ultima sigaretta. Mè…questa me la devo godere che è proprio l’ultima, me la sono guadagnata! Zip zip ziiip, a occhi chiusi porto la sigaretta alla fiamma e tiro e tiro. Qualcosa non va. Puzza di bruciato, il filtro va a fuoco. Sto per imprecare cose che si imprecano quando fai cose così..ma l’uomo con la barba davanti a me ha visto tutto. Lui si avvicina con un sorrisone stampato sulla faccia, si siede accanto e mi allunga una delle sue sigarette artigianali.

Sai …pausa di silenzio…

anch’io avevo una figlia, e gli davo tutta la pelle di pollo….

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